IL MIO NONNO
29 luglio 2010
Un uomo che vedovo la prima volta a 60 anni, si è risposato dopo circa 3 anni con la nonna P., per rimanere vedovo un’altra volta di lì a poco. Un uomo che però non si è arreso e a 70 anni suonati si è ricostruito una vita con la nuova morosa, la nonna A., con la quale dopo quasi 15 anni si è lasciato definitivamente per “incompatibilità di carattere”!
Un uomo che al battesimo di mio figlio aveva “messo gli occhi” sulla nonna ottantenne di mio marito seduta accanto a lui. Che però l’ha deluso quando si è alzata in piedi: si è accorto che era troppo bassa!!!
Un uomo che a 60 anni suonati si è fatto Bergamo – Barcellona in auto, con la sua Fiat Uno per raggiungere noi in vacanza.
Un uomo che nel 1999, a 79 anni vedendo la mia nuova Clio ha esclamato: “Porca paletta (ok ok, forse non erano proprio queste le parole!) s’è l’è bela, ma la ga pasa mia ndel cancel! “(=usti se è bella, ma non posso comprarla perché ho il posto auto molto piccolo e non ci passa). Ma non si è arreso e nel 2003, a 83 anni, si è comprato una nuova Fiat 600 rossa fiammante, che ha guidato fino a un paio di anni fa.
Un uomo che si è sempre lamentato di noi donne con i capelli lunghi perché nascondono il viso, salvo poi lamentarsi con me perché li avevo troppo corti! O delle gonne troppo corte, ma ovviamente anche di quelle troppo lunghe. Insomma un uomo che si è sempre lamentato!
Un uomo che chiama brontolando mia mamma “il capo” perché gli fa la ramanzina sul vino, sul cibo, sui vestiti, sulle medicine, ma che poi guai se non passa a trovarlo tutti i giorni….
Un uomo d’altri tempi, per il quale non esistono baci o abbracci dati ad un nipote, ma che si scioglie giocando con mio figlio. Che guai se qualcuno gli toglie l’uva dal suo orto “perché l’è chela dol scetì!” (=perché è quella del bimbo!)
Un uomo che poco tempo fa ha rivisto la nonna A., la morosa, e si sono abbracciati e parlati, ricordando i vecchi tempi, come solo gli anziani possono fare.
Un uomo il cui mio ultimo ricordo è un sorriso sdentato da bambino fatto ad A., una dolcissima signora ucraina che da tempo lo assiste, che gli ha detto che appena dall’ospedale torna a casa gli fa trovare qualcosa di buono da mangiare.
Esiste una “tradizione” nella nostra famiglia, cominciata quando io avevo 5 anni e poco più ed è morta la mia nonna. Dopo il funerale lui, mio nonno, offre da bere a figli e nipoti nel bar vicino al cimitero. “Perché” ha sempre detto “la prossima volta toccherà a me”
Dopodomani noi saremo ancora lì, nel solito bar. Ma questa volta non ci sarà lui a offrirci da bere. Lui sarà lassù, finalmente di nuovo accanto a lei, alla nonna Bettina, e insieme staranno giocando a carte o festeggiando i 90 anni compiuti giusto ieri, con un bel bicchiere di vino davanti. Magari in compagnia della nonna P.